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Ti trovi qui: Home / Confrontarsi / Didattica on-line inclusiva con la Cooperativa InChiostro di Soncino

Didattica on-line inclusiva con la Cooperativa InChiostro di Soncino

17 Settembre 2020 - scritto da redazione

So-stare con me

    La didattica a distanza è diventata ormai parte integrante della nostra quotidianità, portando con sé nuove sfide sia per gli insegnanti che per gli studenti. Soprattutto sul tema dell’INCLUSIVITÀ.

    Laura Sivalli, coordinatrice del Percorso Personalizzato Disabili dell’Ente Professionale InChiostro di Soncino, ci racconta la sua esperienza:

    Testimonianza di didattica a distanza: 
    La mia testimonianza di didattica a distanza è stata gustosa. Con sapori dolci e altri un po’ salati. Sono la coordinatrice e pedagogista del percorso personalizzato “So-stare con me” dell’Ente Professionale InChiostro di Soncino, Cremona. I ragazzi con cui lavoro hanno diversabilità di varia natura ma siamo riusciti ugualmente a realizzare a distanza, con l’aiuto anche dei genitori, un percorso culinario essenziale per vincere la paura. La cucina è stata fondamentale per far sciogliere i pensieri pesanti quando siamo rimasti a casa. I ragazzi hanno scritto e creato. Un’infografica riassume perfettamente il nostro lavoro online e offline sfociato poi in 4 singoli projectwork che abbiamo presentato ad alcuni ristoratori.

    Le fasi del nostro lavoro sono state:
    1)Cerco su internet una ricetta e cucino con la mia famiglia perché anch’io durante la quarantena posso essere utile.
    2)Dialogo con la mia famiglia e durante la quarantena scopro le mie radici attraverso la costruzione dell’albero genealogico dei piatti che piacciono ai miei familiari.
    3)Preparo una ricetta con ingredienti lombardi perché questa pandemia ha colpito tanto la Lombardia e per questo va riscoperta partendo dalla tavola.
    4)Attraverso un’app imparo a creare una lista della spesa per comprare gli ingredienti che mi servono per le mie ricette e a gestire il poco tempo dato per stare in un supermercato durante la quarantena.

    All’interno di queste fasi le varie materie del nostro Ente Professionale si sono intrecciate.

    Le ricette della Lombardia che i nostri ragazzi hanno realizzato durante il lockdown saranno pubblicate presto sulla nostra pagina Facebook e instagram “So-stare con me” per permettere a chiunque di far tesoro del nostro lavoro di scrittura e di competenza culinaria. Vogliamo essere risorsa per tutti. Da un periodo buio vogliamo dimostrare che qualcosa di buono è nato e…può essere pure assaporato!
    Il percorso che coordino prevede già nel lavoro in classe l’utilizzo dell’immagine come elemento fondamentale per la comprensione di ogni alunno. Basandosi su schemi, filmati e  infografiche proiettati sulla LIM, è venuto semplice proseguire la stessa metodologia attraverso la piattaforma MEET di Google con la condivisione dello schermo del computer del professore. L’atto, non solo l’azione, è al centro di ogni analisi incentrata sul funzionamento degli organismi viventi. Per agire, la percezione ha bisogno di principi semplificativi per affrontare una realtà complessa.
    Al giorno d’oggi la psicologia e le neuroscienze hanno individuato i legami profondi che esistono tra percezione e azione. Tra questi vi è una mappa speciale anche all’interno di noi, che ci guida, quasi un disegno. Quindi perchè non utilizzare sempre di più le immagini anche a scuola?
    Basta pensare alla Comunicazione aumentativa alternativa.
    Anche i bambini che non sanno ancora leggere, approcciandosi a quei simboli riescono a comprendere cosa c’è scritto su di un libro che li utilizza. Quindi il mio primo consiglio è quello di utilizzare online e anche offline tante immagini. L’attenzione resta più attiva. Inoltre un altro elemento che ha funzionato in maniera positiva è stato il coinvolgimento dei genitori. Anch’essi, soprattutto quando si è trattato di cucinare sono stati parte attiva di tutto. Per ovvi motivi (utilizzo forno, ecc.) erano presenti in cucina con i figli e hanno imparato, anche attraverso il supporto degli insegnanti a non sostituirsi a loro (è un errore in cui si cade spesso…), a rispettare i loro tempi e a vedere il figlio anche in base alle sue risorse.
    Importante è stato anche fare attività didattiche che permettessero di prendere in considerazione il luogo in cui i ragazzi si trovavano. Ad esempio la professoressa di inglese, dopo aver detto dei vocaboli in inglese e aver mostrato le immagini, ha chiesto di cercarli nella loro casa e di portarli davanti al pc. In questo modo, la lezione diventa dinamica. Sono state unite anche ore di educazione motoria per permettere poi al professore di questa materia di far creare degli esercizi con gli oggetti trovati in casa(es. pesi con bottiglie d’acqua, ecc.).
    Altro elemento positivo è stato, di conseguenza, “fare ricerca sul campo”. Chiedere ai ragazzi di mettersi in gioco e: cercare ricette in generale, poi lombarde nel particolare, informarsi sulle ricette dei piatti che piacevano ai genitori e infine imparare un’app che potesse permettere loro di organizzarsi e di acquistare la spesa al supermercato velocemente visto la situazione in cui eravamo inseriti. Farli sentire protagonisti è la chiave pedagogica migliore di riuscita. Interessante è stato anche spiegare che i loro lavori sarebbero stati pubblicati online sui nostri social (bisogna essere al passo con i tempi e se tutti condividessero le proprie esperienze…quante risorse in più tra insegnanti ci sarebbero!) e mostrati a dei ristoratori che li avrebbero giudicati. L’inclusione è soprattutto andare oltre la propria classe, oltre i propri confini. Quando finiranno il percorso personalizzato “So-stare con me”, i ragazzi saranno nella vita. Non importerà più a nessuno la loro classe di appartenenza…importeranno le conoscenze che sono diventate competenze.
    Ha senso, quindi, fare lezione con i tempi di chi è “più veloce” se si ha la possibilità di avere un percorso che rispetta i nostri tempi più lenti? Quante volte assecondiamo i  nostri figli e ci sostituiamo a loro perché hanno tempistiche e modi di fare diversi dai nostri? E’ lì che nasce la noia. E’ lì che nasce il “me ne frego”. Sia a casa che a scuola. Ma poi…tutti siamo sempre davvero veloci in tutto o…a volte ci prendiamo i nostri tempi? E perché quindi non rispettare quelli dei nostri figli? Se qualcuno, come diceva un grande pedagogista come Dolci, non viene sognato, non cresce. Bisogna pensare a loro e poi lasciar fare. L’errore dà la possibilità di comprendere meglio la lezione. Nel nostro percorso abbiamo la fortuna che i tempi sono più elastici però, se si riflette, anche se si hanno direttive più rigide, se tocchiamo le corde giuste, partendo da ciò che interessa agli alunni (e non ai professori) si arriva comunque all’obiettivo. I tempi magicamente si allungheranno perché le cose verranno percepite prima in maniera più dinamica! Bortolato è un altro grande esempio di insegnante che sottolinea tutto questo. Partire sempre dall’alunno, essere empatici. Tanta osservazione ci vuole. D’altronde essere insegnanti come fare il genitore, non è semplice però se si vive tutto come una scoperta e non come una sconfitta, si risolvono un sacco di problemi.
    Nella nostra didattica, ad esempio, siamo partiti anche da video di canzoni di youtube per parlare di molti argomenti. E molte volte, le lezioni, a turno le hanno tenute gli studenti. La metodologia della “classe capovolta” è sempre una conferma positiva.
    I risvolti negativi della didattica online sono da ricercarsi nelle pieghe della stanchezza. Gli occhi hanno dato prova di grande coraggio così come le gambe e la schiena. Con più tempo (se la pandemia ci avesse avvisato) avremmo potuto impostare più attività dinamiche, ma verso la fine della scuola eravamo tutti un po’ troppo…cotti. Abbiamo notato, infatti che le lezioni di cucina in cui si preparavano online ricette per il pranzo e  le lezioni di inglese e motoria volavano via velocemente. E’ mancato tanto il contatto fisico, stare in classe insieme, parlare senza attivare il microfono, eppure se non ci fosse stata la didattica online sarebbe stato peggio. Non ci sarebbero stati più punti di riferimento esterni alla famiglia, non ci sarebbe stato più confronto. Il risultato positivo o meno della didattica a distanza è dato anche da come la famiglia condivide e si sente coinvolta. Se vive tutto anch’essa come un peso, il ragazzo lo percepirà come tale, se la vive come un’opportunità ci saranno ottime probabilità di riuscita. La scuola, come diceva una mia insegnante di psicologia, è una palestra di vita. Non dobbiamo scordarlo. Diamo agli alunni gli strumenti che serviranno loro per gestirla. Se un ragazzo nel suo futuro avrà bisogno di cucinare per vivere, durante l’ora di matematica facciamo un progetto sulla misurazione degli ingredienti e stacchiamolo dalle espressioni.  Io, non lo nego, sto imparando anch’io a cucinare grazie ai miei ragazzi. Da loro imparo anche la pazienza. Restare su di una sedia a rotelle per tutta la vita ti porta anche a far riflettere su questo. C’è tanto da imparare dagli alunni. La scuola serve a crescere insieme. Nessuno può dirsi mai “arrivato” nonostante università, corsi e master fatti. Poi ci saranno anche i colleghi che si lamentano perchè bisogna stare nei tempi, nei modi e nei contesti. Ascoltateli e mostrategli esempi positivi di chi lavora come vi ho appena descritto. A volte è solo la paura a non far spostare il nostro sguardo.
    Sito: Cooperativa Inchiostro Soncino (CR)
    Pagina Facebook InChiostro Soncino
    Profilo Instagram So-stare con me

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